Dai quotidiani in edicola oggi è possibile evincere quale sia la strategia di Aurelio De Laurentiis per la gestione degli stipendi di questi mesi di stop. La situazione, che era estremamente fluida fino a qualche tempo fa, comincia ad avere una sua definizione.
Dipendente in modo diretto dalle decisioni della FIFA rispetto all’estensione dei contratti e allo slittamento del mercato. E altrettanto direttamente generato dall’accordo – o presunto tale – sul taglio degli stipendi ai giocatori. Quello per cui l’AIC ha fortemente protestato nelle scorse ore.
De Laurentiis si sta muovendo da imprenditore – non senza critiche – cercando di tutelare innanzitutto lo stato economico della società . È ormai palese che a livello internazionale ci sia la volontà di concludere i campionati, in un modo o nell’altro, e andando anche molto in là rispetto al termine prestabilito della stagione. Per questo motivo immaginare oggi un taglio degli stipendi dei giocatori è controproducente sul lungo termine. Stando a quanto appreso dai giornali, il patron azzurro ha deciso di congelare il pagamento degli stipendi ai calciatori.
Cosa significa? È presto detto. Il Napoli è tra le pochissime società in Italia a pagare i giocatori a fine mese per il mese di prestazioni appena fornite. Quasi tutte si muovono “in ritardo” di due mesi, perché il regolamento prevede che la società possa provvedere al pagamento degli stipendi entro due mesi dalla scadenza prefissata. De Laurentiis, quindi, sfrutterà a proprio vantaggio questo termine per bloccare il pagamento dei mesi di Marzo e Aprile, nella speranza che a Maggio, o più tardi a Giugno si possa ripartire. Quantomeno con gli allenamenti. Questo non toglierà nulla, almeno nell’immediato, ai giocatori.
Discorso completamente diverso invece per quanto riguarda i dipendenti amministrativi e di altra natura della società . Che vivono con stipendi decisamente inferiori rispetto ai calciatori. Per loro De Laurentiis si è mosso per partire con la cassa integrazione. Una decisione che manterrà ai dipendenti l’80% dello stipendio e che vede l’intervento dello Stato a sostegno dell’imprenditoria. Tantissime aziende in questi mesi si sono viste costrette a ricorrere a questo ammortizzatore sociale. Anche questa scelta – forse sopratutto questa – è attualmente nell’occhio della critica. Perché se da un lato i giocatori sono estremamente ricchi, e possono permettersi di non prendere lo stipendio per due mesi, dall’altra parte per i dipendenti, da un imprenditore del livello di De Laurentiis, poteva essere lecito aspettarsi un accordo privato, senza intervento pubblico. Ma c’è anche chi, tra gli osservatori, già segnala il patron azzurro come “apripista”.