Marco Capparella, ex calciatore del Napoli protagonista della risalita dalla Serie C alla Serie A, è stato intervistato in un Live Instagram dalla redazione di NapoliSoccer.NET.  Capparella non ha parlato solo del suo passato azzurro, ma anche del suo impegno attuale con la sua scuola di tecnica calcistica individuale e delle prospettive di ripresa del campionato di Serie A.

Come procede la quarantena?
“Sto a casa come tutti quanti, mi trovo in un paesino abbastanza controllato dell’Abruzzo, Giulianova di preciso. I paesini più piccoli sono più facili da controllare rispetto alle grandi città”.

Di cosa ti occupi oggi?
“Ho da 5 anni una scuola calcio di tecnica individuale. Insegnare le tecniche di base ai bambini è importantissimo. Nel calcio le basi sono importanti e noi le spieghiamo e le insegniamo tutte. In questo modo forniamo un apporto in più alla scuola calcio. Le scuole calcio hanno tanti bambini e fanno poche ore a settimana in campo. Tre o quattro ore di tecniche di base a settimana sono pochissime. Questi dati ci fanno capire che far crescere un bambino tecnicamente è molto difficile. La mia generazione è stata più fortunata. Eravamo bravi tecnicamente perché eravamo sempre in strada con un pallone tra i piedi a giocare”.

Qual è il ricordo più bello che porti di Napoli e del Napoli?
“Ne ho tanti, è stata una scalata fantastica: abbiamo conquistato due promozioni ed abbiamo riportato il Napoli dove merita di stare. Siamo fieri e soddisfatti di aver dato questo grande contributo a Napoli ed ai napoletani. La crescita esponenziale di questa squadra è merito di chi la gestisce, ha fatto un grande lavoro chi c’è dietro facendo arrivare il club dov’è oggi. Siamo arrivati a Napoli che non avevamo i campi e le casacche, questo fa capire la crescita che ha avuto negli anni. Sono stati bravi il direttore, il presidente e tutti insieme abbiamo portato il Napoli dove meritava di essere. Dopo il nostro addio la società è stata ancora più brava a portare i campioni che hanno portato il Napoli nei primi posti della Serie A”.

Per il Napoli scendesti di categoria. Cosa ti spinse ad accettare la proposta della squadra azzurra?
“È il pubblico che ti porta a fare una scelta del genere. Io in quel periodo giocavo in B all’Ascoli, ero secondo in classifica e lottavo per la serie A. Ad Ascoli mi trovavo benissimo, avevo uno spogliatoio importante ma quando ti chiama il Napoli non puoi dire di no. Napoli ha una platea pazzesca, trovare ogni domenica allo stadio 50/60 mila persone, è un qualcosa di pazzesco e di indescrivibilmente bello. Sono sicuro che nelle mie condizione qualsiasi giocatore avrebbe detto di si al Napoli”.

Cosa ne pensi del Napoli di Gattuso?
“Ha iniziato male poi ha avuto una sterzata importante. Quest’anno sto rivedendo il Napoli di una volta. Ha avuto un sacco di problemi quest’anno ma sembrano superati. Secondo me questi problemi non sono dovuti né ai giocatori né ad Ancelotti. Soprattutto nelle prime dieci partite il Napoli è stato molto sfortunato, ci sono state partite che il Napoli doveva stravincere e invece ha finito per pareggiarle o perderle. Perciò secondo me per questo ha perso consapevolezza e l’obiettivo e dopo aver visto allontanarsi Juve ed Inter non è più riuscito a riprenderle”.

Rinnoveresti il contratto a Mertens?
“Glielo rinnoverei a vita, è un giocatore che mi fa impazzire, così come Insigne ricorda un po’ me. Faccio sempre il tifo per loro. I piccoletti, i brevilinei, sono giocatori importanti che ti fanno fare il salto di qualità e creano sempre la superiorità numerica. Quando le partite sono piatte questi sono i giocatori che possono risolvere. Sono giocatori che fanno gola a chiunque ed il Napoli dovrebbe tenerseli stretti”.

Cosa pensi della ripresa del campionato?
“Il campionato di A inizia, ma poi per gli altri campionati come funzionerà? O si inizia tutti o nessuno. Mi sembra di sognare quando sento dire che un campionato riparte ed un altro no. Deve finire prima questa situazione e poi si può far riparte tutti i campionati. Non importa se sia novembre dicembre, non importa quando, importa solo portare a termine tutti i campionati, quando questa situazione sarà finita. Non è giusto far iniziare solo la Serie A, ci sono ancora tanti, troppi morti al giorno e l’emergenza non è ancora passata. Mi spiace dirlo ma io non trovo giusto far ripartire adesso la Serie A”.

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