Il Napoli passa a Cagliari, e lo fa con la certezza di aver ritrovato uomini, condizione e quella consapevolezza, di mente, più che di gambe, che riesce a darti la forza di metterci quel qualcosa in più e magari vincere una gara che dire bloccata è dire davvero poco.
Napoli ben messo in campo sin dal primo minuto
La gara non è bella, il Cagliari fa la sua partita ma non spinge più di tanto, attende gli azzurri e spera in qualche sbavatura, memori della gara d’andata insomma gli isolani sperano nel colpo finale, nella zampata vincente che regala tre punti ed una scarica infinita d’energia.
Tra passato e presente
Il Napoli di Cagliari, mandato in campo da Gennaro Gattuso, è un mix perfetto tra passato e presente. Hysaj sulla sinistra, la certezza Di Lorenzo a destra, al centro Manolas e Maksimovic, dietro tra i pali Ospina. Centrocampo con Demme, Zielinski e Ruiz, l’eroe di San Siro. Attacco con la conferma di Elmas a sinistra, Callejon a destra ed il ritorno in pianta stabile di Dries Mertens al centro dell’attacco.
Gli azzurri stanno bene in campo, non faticano troppo in difesa, provano a sfondare sia dal lato di Elmas con il “veleno” di cui parlava Gattuso sia con i tagli a destra di Callejon, ma il Cagliari è ben organizzato in fase difensiva e le occasioni da gol per gli azzurri, tardano ad arrivare.
Mertens gol
Al minuto sessantaquattro tutto cambia, discesa di Hysaj sul lato destro, tocco per Mertens che guarda l’avversario, suo marcarcatore, lo salta facendo accentrandosi sul centrosinista e lascia partire un tiro a giro che bacia il palo prima di entrare in porta, con Cragno impassibile spettatore.
La gara si trascina fino alla fine senza troppe “emozioni”, il Napoli tiene bene, provando di tanto in tanto a forzare con decisione la difesa sarda, ma senza grossi risultati. Il Cagliari prova una timida reazione ma stavolta il colpo finale non riesce.
Gli azzurri hanno grinta e veleno, sono consapevoli del proprio valore e sono ben messi in campo. E’ la vittoria del tecnico e degli uomini che credono in lui. Nel finale l’abbraccio che dice tutto tra il tecnico e Manolas. Testa, cuore e grinta.